giovedì 2 dicembre 2010

Crème brulée al cioccolato



di Giusy Di Fiore

La mia socia, ex Miss Sartorialist, attualmente Madama Clafutessa, si ostina a lanciarmi sfide per niente politically correct. Ormai si è convinta che la mia strada sia la cucina francese, visto il mio amore verso la mitica Julia Child ed il suo libro. Vabbè, mi dico leggendo la ricetta, ce la faremo anche stavolta!
Quello che non avevo messo in conto era di sbagliare pagina e finire tra le braccia di una goduriosissima creme brulèe al cioccolato fondente, di media difficoltà, anziché una semplice creme brulé di bassa difficoltà.
Fato, destino, chiamatelo come volete: che scoperta!
La ricetta si presenta abbastanza semplice, nonostante la rottura della cottura a bagnomaria che mi perseguita. Ma tutto si dimentica quando penso al cioccolato che si scioglie a fuoco lento con la panna. Sinceramente rimango un po’ spiazzata quando leggo di filtrare il liquido attraverso un colino, aggiungendolo ai tuorli ed allo zucchero.
MA VA’, i soliti complicati. MACCHE’!!!!! Vedo depositarsi sul colino piccoli rimasugli di cioccolato e mi ritrovo alla fine, facendo attenzione che nessuno guardi, a leccare prima il colino e poi pure il tegamino. Vergognoso lo so, ma giuro che è la parte migliore di tutta la ricetta, anche meglio del risultato finale.
Guardo l’orologio e poco prima che scocchi l’ora X tiro fuori dal frigo le pirofiline piene messe a raffreddare, spolvero con zucchero di canna e le metto sotto il grill in una teglia riempita a metà con acqua e ghiaccio per far caramellare.
Il risultato chiedetelo a Madama Clafutessa, sta ancora lì in cucina a leccarsi la pirofila.

(da Frutta e dolci al cucchiaio dell'Enciclopedia della cucina di Repubblica pag. 212)

venerdì 26 novembre 2010

Clafoutis di mele, con e senza zucchero a velo




di Piera Palermo

Ebbene si chiamatemi “clafouteuse”! Questa ricetta mi è piaciuta talmente tanto che l’ho realizzata più volte, nell’ultima ho aggiunto alla fine una montagna di zucchero a velo e il risultato è stato eccellente!
Con la friends abbiamo deciso di sfidarci a colpi di dolci francesi, primo perché adoro la Francia e Parigi e secondo perché era da un po’ che non deliziavo il mio palato con la crème brulée. Di ritorno dalla Francia prima e dall’Olanda poi ho provato senza buoni risultati a realizzare questa deliziosa crema con le mie mani, ma non avendo ottenuto il risultato sperato, ho furbamente lanciato alla mia friend la sfida più complicata. La prima vera crème brulée l’ho sperimentata al Café des 2 Moulins, il locale de “Il favoloso mondo di Amelie” , sull’antica Rue Lepic di Parigi di ritorno da Montmartre e, seduta ai tavolini della Brasserie proprio sotto la locandina del film dove troneggiano gli enormi occhi della talentuosa Audrey Tautou, ho scoperto che anche a me PIACE rompere lentamente con il cucchiaino il sottile strato di zucchero di canna per sentirne il crepitio; l’ultima crème brulée invece l’ho gradita al Luxembourg di Amsterdam in Piazza Spui e proprio in quel preciso istante ho preso la decisione che non l’avrei più abbandonata e così nel pieno della nostalgia ho sfidato la mia friend in questa ricetta decisamente più complicata, lasciando per me la realizzazione del semplicissimo e profumatissimo Clafoutis.
Il termine dialettale francese significa riempire, la ricetta originale infatti prevede che le ciliegie nere “riempiano” un impasto molto simile a quello delle crepe, in questo caso invece l’effetto è esattamente il contrario, la funzione di riempire è lasciata all’impasto. La pastella viene versata direttamente nella tortiera imburrata su un letto di fette di mele tagliate non troppo sottili e disposte disordinatamente . La colata di impasto penetra tra le fette di mele riempiendo gli spazi lasciati vuoti tra una fetta e un’altra, sprigionando una serie di profumi provenienti dagli ingredienti di base (uova, latte, zucchero e farina), dalla scorza grattugiata del limone e dall’uva sultanina lasciata ammollare nel Cognac. Che delizia!

E poi è così veloce che siete tutti invitati chez madame Pierà la clafouteuse!

(da Frutta e Dolci al cucchiaio dell’Enciclopedia della cucina di Repubblica a pag. 237)

mercoledì 24 novembre 2010

Torta sofficissima



di Piera Palermo

Se volete realizzare una torta insieme ai vostri bambini e contemporaneamente salvaguardare l’integrità della cucina questa ricetta è perfetta.
I nostri bambini si sono divertiti a sbattere i tuorli con lo zucchero, la vanillina e il sale. Quindi hanno grattugiato un bel limone raccolto dall’albero del giardino di casa e poi quando hanno aggiunto la farina e la fecola di patate si sono ritrovati all’interno di una nuvola bianca e più sbattevano e più polverina bianca si sollevava!
E poi che emozione sbattere gli albumi e vedere che da un liquido trasparente viene fuori la neve! Quante magie in cucina!
Dopo aver unito al composto gli albumi stando attenti a non smontarli, è arrivato il momento che al mio bimbo piace di più: prendere il burro con le mani e ungere la teglia! Non saprei dirvi se è di più la parte finita sulla teglia o quella in bocca, ma alla fine la tortiera è bella e pronta per ricevere la colata di composto soffice e pieno di bolle.
Già dopo pochi minuti di forno un profumino niente male aveva pervaso tutta la casa. Una spolverata di zucchero a velo e voilà per due giorni faremo una bella colazione con spremute di arancia e fette di una sofficissima torta fatta a 10 mani!

(da Torte dell’Enciclopedia Della Cucina Italiana di Repubblica pag.134)


sabato 20 novembre 2010

Voglio andare da Yoghi e Boo Boo!



di Giusy Di Fiore

Una sera d’agosto: io, la friend ed un pugno di amici. Il cicerone decanta la bellezza di Catania, città raffinata dal cuore caldo. Camminiamo tra i vicoli del centro storico, osservando i volti che animano la nottata. Finalmente eccoci, siamo arrivati. Yoghi & Boo Boo worldwide cuisine!

Ci accoglie un’atmosfera etno chic ed un menù che ci fa fare il giro del mondo stando però seduti attorno ad un tavolo. Entusiasta guardo miss sartorialist e la ringrazio con gli occhi per avermi fatto conoscere un luogo tanto speciale.

Ognuno di noi decide di “gustare” angoli di mondo diversi per poi scambiarci opinioni ed assaggi. Ricordando un ristorante messicano provato in uno dei tanti periodi negli States mi butto sulle fajitas. Le dita si muovono da sole, come se avessi arrotolato tortillas per tutta vita. Impossibile mangiare tutto: a malincuore guardo i fagioli neri ed il riso che non riuscirò a finire. Rischio di scoppiare.

Che serata meravigliosa. La musica chill accompagna l’amabile conversazione. L’oriente si alterna al Sud America ed tutto un incrociarsi di forchette. Non si può descrivere la varietà di cibi deliziosi che possono mettervi davanti. Bisogna provare! Yoghi & Boo Boo è un’esperienza da fare. Date un’occhiata se non mi credete; il sito web è
http://www.ristoranteyoghiebooboo.it/

Ho già deciso cosa proverò la prossima volta, quale lontano paese scoprirò…Catania aspettami!

domenica 14 novembre 2010

Feltromania: Animaletti



di Piera Palermo

Il piccolo Gugù ha pianto tutto il tempo!
Questo è il risultato di mettere ai bambini il nome del nonno. Guglielmino ha approfittato del tanto agognato pomeriggio che io e la sua mamma abbiamo finalmente deciso di dedicare alla realizzazione degli animaletti in feltro, per vendicarsi facendo sentire la sua imponente voce. Così mentre la sua mamma prendeva e riponeva il suo lavoro ogni dieci secondi nel tentativo di consolarlo, scolandosi invano una bella tazza di tisana rilassante, il mio ago faceva le bizze ogni volta che la piccola peste lanciava un urlo….e così la tartarughina mi è venuta con la gobba piatta e l’elefantino con il punto bizzarro!
Però, nonostante la bizzarria, gli ho legato su una bella cordicella intrecciata e l’ho trasformato in una splendida collana che il mio bimbo indossa orgogliosamente al collo trascinandosi per casa con il piglio del capo tribù!
Alla prossima, quando Gu se ne sarà fatto una ragione!

(da Animali in feltro, pag. 49 di 365 Cose da Fare e Creare, Edizioni Usborne)

giovedì 11 novembre 2010

Scuola di cucina: Crostata all’arancia




La Guest Friend di oggi La Mel!
Una cuoca, una pasticcera, un’amica, ma soprattutto una zia!
Una donna che pur di non togliere ai bambini il piacere di stare con le mani in pasta, o meglio nella sua di pasta, ha fatto impazzire l’impasto per ben due volte, uscendosene con le frase: “meglio, così quest’impasto è solo vostro per giocare” ; una donna che vedendo sfumare l’idea precisa della creazione che aveva in mente pur di non urlare ai miei figli usciva un attimo in giardino con la scusa di una sigaretta per tornare in sè; una donna che svariate volte, vedendo la sua creazione sbriciolata sul pavimento, ma che dico sbriciolata….triturata dalle suole di piccole scarpine, si voltava verso di me e con un filo di voce mi diceva: “ma che splendidi bambini che hai”; una donna che ci avrebbe impiegato mezz’ora a realizzare una profumatissima crostata, ma che dopo 4 ore, al buio da vera signora è andata via lasciando la sua creazione a cuocere nel forno e dicendomi “poi mi fai sapere come è venuta”; una donna che pur avendo fatto bile tutto il pomeriggio come decoro sulla sua fantastica crema all’arancia ha realizzato due piccole D (le iniziali dei miei bambini) come ciliegine sulla torta; una donna che possibilmente e tristemente non vedrò mai più, perché giunta a casa sua ha realmente realizzato la crostata che avrebbe voluto fare da me e poi ne ha scattato una foto e l’ha messa su Facebook scrivendo “Crostata alla crema d'arancia composta di agrumi e zucchero di canna, nocciole e mirtilli tritati...per il tea break con le amiche” ma io………..non ero tra quelle amiche; una donna alla quale voglio tanto bene e che ha fatto innamorare i miei figli, tanto che quando è andata via mi hanno detto: “Mamma quando viene di nuovo a fare un’altra torta la zia Mel!”

Zia Mel…..torna tra noi, perché anche se la tua crostata aveva un aspetto che mai avresti voluto, era comunque buonissima, ma soprattutto ci siamo divertiti tantissimo!

E questo è il blog della zia Mel:
http://melskitchen.blogspot.com/

mercoledì 3 novembre 2010

Scuola di cucina: La Cheese Cake



di Giusy Di Fiore

Ladies and Gentlemen ( rullo di tamburi ) siamo fieri di presentarvi la nostra prima Guest Friend!
Ore 15.15, perfettamente puntuale arriva lei, la Ciiiiiiii. Programmavamo questo pomeriggio da settimane e finalmente ecco la squadra al completo: io, lei e l’altra. La sfida del giorno è la mia famosissima Cheese Cake, ricetta che ho acquisito dalla mia meravigliosa zia Antonette, una vera maestra in cucina e nella vita. Da tempo la mia amica Ciiiiiiii, come affettuosamente la chiamo, mi tortura per carpirmi la ricetta e alla fine mi sono arresa. Ne approfittiamo per passare insieme un bel pomeriggio chiuse in cucine a frullare, mescolare e chiacchierare.
Come dicevo pocanzi, perfettamente puntuale, la nostra guest friend arriva portando in dono i preziosissimi frutti di bosco che andranno ad adornare la nostra torta. Tiro fuori dal mio ricettario un foglio tutto spiegazzato, tipo mappa del tesoro, e comincio ad elencare gli ingredienti, per verificare che sia tutto pronto.
La ricetta, ovviamente, è in inglese, cosa che crea un po’ di disappunto tra le mie apprendiste. Ma ve la traduco io?! Basta avere i misurini giusti e tutto è possibile.
Per dare un tocco di novità alla ricetta io e la mia ciurma decidiamo di sperimentare il fondo: cioè preparare la crosta con biscotti secchi e burro da mettere sul fondo della teglia. La nostra Cynthia si prende carico della cosa e, armandosi di oggetto non proprio usuale ma alla fine utilissimo allo scopo, spalma con maestria le fondamenta croccanti della nostra cake.
Il segreto della cheese cake perfetta non sta nell’impasto, perché credetemi è di una facilità estrema; tutto va in una ciotola enorme e frullato a velocità costante per 15-20 minuti. È la cottura che sublima il dolce e che fa di te una cuoca talentuosa. La teglia, foderata di carta d’alluminio, va a cuocere a bagnomaria in una teglia ancora più grande riempita d’acqua e tutto in forno. Lo so, può sembrare complicato … INFATTI LO E’!
Il profumo comincia ad espandersi e la Ciiiii con occhi sgranati mi chiede “ma è la torta che profuma così?!”. Si Si Si! Si gonfia quasi volesse uscir fuori dalla teglia e dorata al punto giusto la lasciamo riposare a forno spento per un’ora, prima di tirarla fuori e lasciarla ancora per 2 ore nella sua solitudine. Vi consiglio di farla raffreddare ben bene, più sta nel frigo più diventa buona.
Potete gustarla così com’è, oppure guarnirla con panna montata, fragole, sciroppo o anche nutella (come piace a mio marito!). Noi abbiamo deciso di usare qualche fiocchetto di panna montata e dei meravigliosi frutti di bosco (ribes e more): il risultato è stato MERAVIGLIOSO. Non sono mai stata così fiera della mia cheese cake come in questa occasione.

Tutte promosse a pieni voti!